LORENZO ARIAUDO

Difensore
Nato a Torino l’11 giugno 1989
Esordio in A: 18 gennaio 2009, Lazio-Juventus 1-1

2002-03 JUVENTUS A 0 0 0 0
2003-04 JUVENTUS A 0 0 0 0
2004-05 JUVENTUS A 0 0 0 0
2005-06 JUVENTUS A 0 0 0 0
2006-07 JUVENTUS B 0 0 0 0
43 2007-08 JUVENTUS A 0 0 0 0
41 2008-09 JUVENTUS A

(legenda)

Lunedì Claudio Ranieri ha ritirato il Premio Scirea al Torneo di Viareggio e prima della cena di gala si è fermato a Quarrata per vedere la Primavera della Juve. Un’altra prova da incorniciare di Lorenzo Ariaudo, a fine gara il tecnico ha dato l’indicazione: «Domani fatelo partire, sta con noi a Torino». Lorenzo Ariaudo ieri mattina alle otto e mezza era in macchina e ieri pomeriggio in campo agli ordini di Ranieri. Torinese come Marchisio, Giovinco e De Ceglie (che in modo specifico è di Cuneo), Ariaudo allunga la lista dei giovani che la Juventus ha pescato nella sua città e nell’hinterland. Una nuova tendenza che sta dando frutti importanti. A 19 anni tutti lo accreditano di un grande futuro, Ranieri per primo che proprio lunedì a Viareggio ha detto: «Ci piace molto e non solo da quest’anno. Ora vedremo a giugno cosa sarà meglio fare per lui».
Come stai vivendo questo momento magico?
«Sono molto contento. E sono sereno perché attorno ho l’ambiente ideale per gestire l’importanza di quel che mi sta succedendo senza affanni. La dirigenza, il tecnico, i compagni, la famiglia: mi aiutano tutti».
È stata una esplosione per certi versi improvvisa. Negli allievi non giocavi mai.
«E’ così, poi nella Berretti le cose sono cambiate, Schincaglia mi ha spostato da terzino a centrale nelle ultime gare, si consultò con Chiarenza ed entrambi decisero di insistere in quel ruolo. Ormai è il mio ruolo, ci sto benissimo dentro».
Dove hai cominciato a giocare?
«Nella Cbs di Torino. E facevo l’attaccante: un attaccante velocissimo, segnavo anche tantissimi gol. Ma ero piccolo, avevo dieci, undici anni».
L’inserimento in prima squadra è stato graduale. Quanto pesa questa maglia della Juve?
«Tanto, quando la metti in serie A ti accorgi di quanta storia si porta dietro. Però io sono stato aiutato da tutti. Ricordo una frase di Tiago. Mi ha chiesto: “Sai che differenza c’è tra giocare in Primavera e in prima squadra?“. Non ha aspettato la mia risposta e mi ha detto: “Nessuna, fai solo quel che sai fare”. E poi Legrottaglie, ormai sanno tutti il rapporto speciale che ho con lui. E Nedved. E il capitano».
Ecco come è Del Piero, giovane cresciuto nella Juve fino a diventarne il simbolo, con voi giovani?
«Un esempio grandissimo in campo e fuori. Per l’applicazione, per la simpatia che sprigiona quando non c’è da lavorare».
Ranieri a Viareggio ha preso il premio Scirea. Tu sei giovane, ma di Scirea cosa sai?
«Che è stato un simbolo della Juve, anche lui in campo e fuori. Uno di quei modelli di cui dovresti studiare nei minimi particolari le videocassette».
E il tuo modello quale è?
«Ne ho due, Legrottaglie e Chiellini perché si completano: se riuscirò ad avere il senso della posizione di uno e la grinta dell’altro sarò perfetto».
Scendere in B in quella parentesi dolorosa è servito alla Juve per riscoprire i suoi ragazzi e tenerli in casa?
«Credo di sì. E soprattutto a valorizzare i ragazzi di casa, di Torino. Se un giorno Giovinco, Marchisio, De Ceglie e il sottoscritto fossimo l’ossatura della squadra sarebbe bellissimo».
Una Juve di torinesi.
«Perché no? D’altra parte io ho due sogni: la Juve e la Nazionale».
Mai convocato in azzurro?
«Mai, in nessuna nazionale. Non so perché, speriamo cambi anche questa tendenza». Un messaggio, timido, alla Under 21. Concesso.

(Fabio Massimo Splendore | Il Corriere dello Sport-Stadio | 11 feb. 2009)



La carriera in nazionale (figc.it)